Parrocchia san Giovanni Battista - Borno

Chiese e Santelle

PARROCCHIALE CON A SINISTRA IL CENTENARIO IPPOCASTANO - Prima dell'attuale edificio cristiano settecentesco, delicato a S. Giovanni Battista, si sa dell'esistenza in Borno di due primitive cappelle. Da un documento del 1018 si ha notizia che sul medesimo dosso ove sorge attualmente la chiesa parrocchiale, esisteva una cappella dedicata a S. Martino di Tours. Più tardi, sulla stessa area, ne fu edificata una seconda, consacrata dal vescovo bresciano Maifredo nell'anno 1146. Quest'ultima ebbe doppio titolo consacratorio, all'antico titolo di S. Martino fu aggiunto quello di S. Giovanni Battista. La seconda cappella fu parziamente demolita e riedificata nell'anno 1449. (...) Fu  soltanto alla fine del 1700, che si abbandonò l'idea dei continui rimaneggiamenti per abbbracciare quella della ricostruzione "ex novo". La chiesa nuova, quella attuale, fu iniziata nella primavera del 1771 su progetto del milanese Pier Antonio Ceti, e fu ultimata soltanto nel 1781, dieci anni dopo (non undici, perchè nel 1775, anno santo, non si lavorò)... Il complesso architettonico si presenta fra quelli più armonici della Valcamonica, la sua euritmia scaturisce dall'esatta proporzione e dalla giusta disposizione delle parti. Un ampio sagrato che sovrasta la piazza Umberto 1°, servito da gradinata, da accesso al portale d'ingresso.  (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga)

PARROCCHIALE CON A SINISTRA IL CENTENARIO IPPOCASTANO - Prima dell'attuale edificio cristiano settecentesco, delicato a S. Giovanni Battista, si sa dell'esistenza in Borno di due primitive cappelle. Da un documento del 1018 si ha notizia che sul medesimo dosso ove sorge attualmente la chiesa parrocchiale, esisteva una cappella dedicata a S. Martino di Tours.
Più tardi, sulla stessa area, ne fu edificata una seconda, consacrata dal vescovo bresciano Maifredo nell'anno 1146. Quest'ultima ebbe doppio titolo consacratorio, all'antico titolo di S. Martino fu aggiunto quello di S. Giovanni Battista. La seconda cappella fu parziamente demolita e riedificata nell'anno 1449. (...)
Fu soltanto alla fine del 1700, che si abbandonò l'idea dei continui rimaneggiamenti per abbbracciare quella della ricostruzione "ex novo". La chiesa nuova, quella attuale, fu iniziata nella primavera del 1771 su progetto del milanese Pier Antonio Ceti, e fu ultimata soltanto nel 1781, dieci anni dopo (non undici, perchè nel 1775, anno santo, non si lavorò)... Il complesso architettonico si presenta fra quelli più armonici della Valcamonica, la sua euritmia scaturisce dall'esatta proporzione e dalla giusta disposizione delle parti. Un ampio sagrato che sovrasta la piazza Umberto 1°, servito da gradinata, da accesso al portale d'ingresso. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga)


PARROCCHIALE - All'esterno la facciata principale è scandita da lesene, rivestite di marmo, in armonia coi capitelli corinzi e suddivisa in altezza da due ordini di cornicioni; il portale in pietra e il finestrone rettangolare superiore sono sormontati da timpani triangolari. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga)

PARROCCHIALE - All'esterno la facciata principale è scandita da lesene, rivestite di marmo, in armonia coi capitelli corinzi e suddivisa in altezza da due ordini di cornicioni; il portale in pietra e il finestrone rettangolare superiore sono sormontati da timpani triangolari. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga)


PARROCCHIALE: VISTA DALL'INGRESSO PRINCIPALE - L'interno, ad aula unica, presenta lungo la navata quattro cappelle, disposte due per lato; il soffitto voltato a botte evidenzia negli interspazi tre cupole interamente affrescate. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga)

PARROCCHIALE: VISTA DALL'INGRESSO PRINCIPALE - L'interno, ad aula unica, presenta lungo la navata quattro cappelle, disposte due per lato; il soffitto voltato a botte evidenzia negli interspazi tre cupole interamente affrescate. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga)


Parrocchiale: Crocifisso a lato dell'altare

Parrocchiale: Crocifisso a lato dell'altare


Particolare della zona del Battistero a sinistra dell'ingresso principale

Particolare della zona del Battistero a sinistra dell'ingresso principale


Affresco raffigurante la nascita di S. Giovanni Battista, patrono della nostra parrocchia. Catino centrale della volta presbiteriale (S. Cattaneo 1780)

Affresco raffigurante la nascita di S. Giovanni Battista, patrono della nostra parrocchia. Catino centrale della volta presbiteriale (S. Cattaneo 1780)


Chiesa parrocchiale, secondo altare di destra: Paliotto e statua del Cristo morto (Piccini Fantoni, sec. XVIII)

Chiesa parrocchiale, secondo altare di destra: Paliotto e statua del Cristo morto (Piccini Fantoni, sec. XVIII)


Chiesa parrocchiale, organo (G. Manzoni 1875-77)

Chiesa parrocchiale, organo (G. Manzoni 1875-77)


Chiesa parrocchiale, parete di sinistra: insegna che ricorda la storica visita di Papa Giovanni Paolo II Domenica 19 Luglio 1998 - vedi foto

Chiesa parrocchiale, parete di sinistra: insegna che ricorda la storica visita di Papa Giovanni Paolo II Domenica 19 Luglio 1998 - vedi foto


RELIQUIA DELLA SANTA CROCE maggiori informazioni

RELIQUIA DELLA SANTA CROCE maggiori informazioni



"MACHINA DEL TRIDIO" - Apparato ligneo allestito di solito gli ultimi tre giorni di Carnevale per la tradizionale celebrazione del Triduo dei Morti. maggiori informazioni


CHIESETTA DEI DISCIPLINI - Edificata sul lato sinistro della parrocchiale, apparteneva un tempo alla confraternità della "buona morte". Nel complesso lo stile architettonico è settecentesco ma con particolari anche più antichi. Esternamente la facciata principale è disposta su due ordini, divisa da cornicione con lesene sopra e sotto, e termina con un timpano triangolare sormontato da un modesto campanile. L'architrave del portale, reca dei fregi e dicitura latina; sopra il cornicione è situata una finestra rettangolare. Nell'interno le pareti della navata presentano lesene adorne di capitelli. Attualmente vi si trovano soltanto due tele, mentre in passato vi erano collocati parecchi dipinti di valore. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga)

CHIESETTA DEI DISCIPLINI - Edificata sul lato sinistro della parrocchiale, apparteneva un tempo alla confraternità della "buona morte". Nel complesso lo stile architettonico è settecentesco ma con particolari anche più antichi. Esternamente la facciata principale è disposta su due ordini, divisa da cornicione con lesene sopra e sotto, e termina con un timpano triangolare sormontato da un modesto campanile. L'architrave del portale, reca dei fregi e dicitura latina; sopra il cornicione è situata una finestra rettangolare. Nell'interno le pareti della navata presentano lesene adorne di capitelli. Attualmente vi si trovano soltanto due tele, mentre in passato vi erano collocati parecchi dipinti di valore. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga)


CHIESETTA DI S. ANTONIO DI PADOVA - Sorge sul lato destro del sagrato, disposta parallelamente alla parrocchiale. Presenta un elegante porticato settecentesco a tre campate, con volte a crocera, sostenute da colonne di ordine architettonico etrusco. L'interno è a struttura bassa, costituito da due campate recanti affrescature e dipinti di Callisto Piazza, Pietro Scalvini e Giacomo Gaioni. Si ha notizia che sul medesimo luogo sorgeva già nel 1300 un'antica cappella a pianta quadrata (corrispondente alla campata ovest) documentata da numerosi resti messi in evidenza durante i restauri del 1960. Sembra che anticamente questa cappella fosse denominata "Schola del Corpus Domini", più tardi dedicata a S. Pietro e Paolo. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga) - vedi articolo

CHIESETTA DI S. ANTONIO DI PADOVA - Sorge sul lato destro del sagrato, disposta parallelamente alla parrocchiale. Presenta un elegante porticato settecentesco a tre campate, con volte a crocera, sostenute da colonne di ordine architettonico etrusco. L'interno è a struttura bassa, costituito da due campate recanti affrescature e dipinti di Callisto Piazza, Pietro Scalvini e Giacomo Gaioni. Si ha notizia che sul medesimo luogo sorgeva già nel 1300 un'antica cappella a pianta quadrata (corrispondente alla campata ovest) documentata da numerosi resti messi in evidenza durante i restauri del 1960. Sembra che anticamente questa cappella fosse denominata "Schola del Corpus Domini", più tardi dedicata a S. Pietro e Paolo. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga) - vedi articolo


CHIESETTA DI S. ANTONIO DI PADOVA - Dipinto della Madonna in trono tra i santi Rocco, Antonio di Padova, Giovanni Battista e Martino (C. Piazza 1528)

CHIESETTA DI S. ANTONIO DI PADOVA - Dipinto della Madonna in trono tra i santi Rocco, Antonio di Padova, Giovanni Battista e Martino (C. Piazza 1528)


CHIESETTA DELLA DASSA dedicata all'apparizione della Madonna a Lourdes - All'uscita dell'antico nucleo abitato, sul lato destro di Via Vittorio Veneto, un tempo denominata strada comunale della Dassa, sorge una modesta cappella consacrata alla Madonna di Lourdes. Fu eretta probabilmente intorno al 1500. L'ultima e forse più consistente opera di restauro, apportata nell'anno 1917, ha evidenziato l'attuale struttura. Anticamente era dedicata ai Santi Vito e Modesto, ancor oggi affrescati sulle pareti interne della pieve (lato destro). In una nicchia incavata sopra l'altare è riprodotta in miniatura la grotta e la statua della Madonna di Lourdes. All'esterno, sulla facciata principale d'ingresso vi è addossato un porticato che evidenzia sui lati occidentale e meridionale archi a pieno centro sostenuti da pilastri. Data la modesta dimensione dell'edificio, l'interno è a navata unica. La volta a crocera della medesima presenta affrescature di rilievo che la occupano per intero. Si tratta della raffigurazione dell'incendio di Borno, probabile opera (quantomeno restaurata) dal pittore bornese Enrico Peci. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga) - vedi articolo

CHIESETTA DELLA DASSA dedicata all'apparizione della Madonna a Lourdes - All'uscita dell'antico nucleo abitato, sul lato destro di Via Vittorio Veneto, un tempo denominata strada comunale della Dassa, sorge una modesta cappella consacrata alla Madonna di Lourdes. Fu eretta probabilmente intorno al 1500. L'ultima e forse più consistente opera di restauro, apportata nell'anno 1917, ha evidenziato l'attuale struttura. Anticamente era dedicata ai Santi Vito e Modesto, ancor oggi affrescati sulle pareti interne della pieve (lato destro). In una nicchia incavata sopra l'altare è riprodotta in miniatura la grotta e la statua della Madonna di Lourdes. All'esterno, sulla facciata principale d'ingresso vi è addossato un porticato che evidenzia sui lati occidentale e meridionale archi a pieno centro sostenuti da pilastri. Data la modesta dimensione dell'edificio, l'interno è a navata unica. La volta a crocera della medesima presenta affrescature di rilievo che la occupano per intero. Si tratta della raffigurazione dell'incendio di Borno, probabile opera (quantomeno restaurata) dal pittore bornese Enrico Peci. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga) - vedi articolo


CAPPELLA DI SANTA BARBARA - Eretta nei pressi del cimitero  a ricordo dei numerosi bornesi rimasti vittime degli effetti della terribile malattia della silicosi, che colpiva soprattutto i minatori. È stata inaugurata e benedetta nel dicembre 1970. (Da "La Chiesa Parrocchiale di Borno - Storia e Arte", a cura di O. Franzoni) - vedi articolo

CAPPELLA DI SANTA BARBARA - Eretta nei pressi del cimitero a ricordo dei numerosi bornesi rimasti vittime degli effetti della terribile malattia della silicosi, che colpiva soprattutto i minatori. È stata inaugurata e benedetta nel dicembre 1970. (Da "La Chiesa Parrocchiale di Borno - Storia e Arte", a cura di O. Franzoni) - vedi articolo


CHIESETTA DELLA MADONNA ADDOLORATA dei Lazzaretti - Sul finire del mese di agosto del 1630 inizio a serpeggiare in Borno un veemente “mal contagioso” di peste bubbonica. Per cercare di tamponare lo spargimento della spaventosa infezione, la comunita fece costruire, a debita lontananza dal borgo, alcune “baracche” al fine di consentire un decente ricovero degli ammalati. I morti furono qualche decina; il paese fu dichiarato libero dal morbo solamente il primo gennaio del 1633. A memoria della temibile pestilenza, venne edificato ai margini del lazzaretto, all’indomani di una nuova e aggressiva epidemia, questa volta di colera asiatico, scatenatasi nel 1855, un tempietto intitolato alla Madomia Addolorata, forse sul luogo in cui già esisteva un piccolo sacello. Una radicale ristrutturazione della chiesetta venne portata a temiine nel 1956. Vi si conservano affreschi - quattro Profeti e una Deposizione con l’Addolorata e i Santi Rocco e Carlo - usciti dal’esperto pennello del pittore Antonio Guadagnini (Esine 1817 - Arzago d'Adda 1900). (Da "La Chiesa Parrocchiale di Borno - Storia e Arte", a cura di O. Franzoni) - vedi articolo

CHIESETTA DELLA MADONNA ADDOLORATA dei Lazzaretti - Sul finire del mese di agosto del 1630 inizio a serpeggiare in Borno un veemente “mal contagioso” di peste bubbonica. Per cercare di tamponare lo spargimento della spaventosa infezione, la comunita fece costruire, a debita lontananza dal borgo, alcune “baracche” al fine di consentire un decente ricovero degli ammalati. I morti furono qualche decina; il paese fu dichiarato libero dal morbo solamente il primo gennaio del 1633. A memoria della temibile pestilenza, venne edificato ai margini del lazzaretto, all’indomani di una nuova e aggressiva epidemia, questa volta di colera asiatico, scatenatasi nel 1855, un tempietto intitolato alla Madomia Addolorata, forse sul luogo in cui già esisteva un piccolo sacello. Una radicale ristrutturazione della chiesetta venne portata a temiine nel 1956. Vi si conservano affreschi - quattro Profeti e una Deposizione con l’Addolorata e i Santi Rocco e Carlo - usciti dal’esperto pennello del pittore Antonio Guadagnini (Esine 1817 - Arzago d'Adda 1900). (Da "La Chiesa Parrocchiale di Borno - Storia e Arte", a cura di O. Franzoni) - vedi articolo


CHIESA DI SANT'ANNA IN PALINE - Sul lato destro della statale Borno-Dezzo, giusto all'ingresso del minuscolo agglomerato urbano di Paline, frazione di Borno, si erge, sopra un promontorio naturale, un modesto santuario seicentesco. Anticamente era consacrato alla SS. Trinità, mentre attualmente onora la figura di S. Anna, santo patrono della frazione. L'impianto architettonico come abbiamo già accennato è del seicento; le facciate molto semplici non presentano lesene nè cornicioni. Il portale d'ingresso è architravato e le finestre hanno cornici liscie. L'interno, costituito da due campate, presenta lesene che dividono la navata dal coro. Sulla volta vi sono impressi affreschi di recente fattura raffiguranti S. Anna con Maria bambina, la presentazione di Gesù al tempio e la Trinità con la colomba. Si ha notizie di opere restaurative avvenute negli anni 1939 e 1957. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga) - vedi articolo

CHIESA DI SANT'ANNA IN PALINE - Sul lato destro della statale Borno-Dezzo, giusto all'ingresso del minuscolo agglomerato urbano di Paline, frazione di Borno, si erge, sopra un promontorio naturale, un modesto santuario seicentesco. Anticamente era consacrato alla SS. Trinità, mentre attualmente onora la figura di S. Anna, santo patrono della frazione. L'impianto architettonico come abbiamo già accennato è del seicento; le facciate molto semplici non presentano lesene nè cornicioni. Il portale d'ingresso è architravato e le finestre hanno cornici liscie. L'interno, costituito da due campate, presenta lesene che dividono la navata dal coro. Sulla volta vi sono impressi affreschi di recente fattura raffiguranti S. Anna con Maria bambina, la presentazione di Gesù al tempio e la Trinità con la colomba. Si ha notizie di opere restaurative avvenute negli anni 1939 e 1957. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga) - vedi articolo


CHIESETTA DI S. FIORINO - Sorge a nord dell'abitato sulla direttrice di Lova, a sinistra della valletta omonima. Si hanno notizie storiche già a partire dal 1400: è ricordata come chiesa campestre in una bolla pontificia di Callisto III del 26 ottobre 1456, come cappella "Sancti Florinj" nell'elenco delle chiese camune che versano contributi al vescovo di Brescia (1410) e compare nel Catalogo Queriniano del 1532. Il culto per S. Fiorino in Borno viene citato anche nelle deliberazioni poste in appendice agli statuti medioevali del Comune, datati 1446/47. I lavori di restauro hanno permesso di chiarire come l'antica cappella sia stata ingrandita a più riprese. L'ultimo intervento di restauro, apportato intorno all'anno 1650, ha evidenziato l'attuale costruzione. Un ipotesi abbastanza attendibile sostiene che la primitiva cappella venne edificata sui resti di un antico tempio pagano. Ciò sulla base di scoperte archeologiche che risalgono alla metà del secolo scorso, quando fu ritrovata, probabilmente nel sotto suolo della pieve, un frammento di ara romana recante un'iscrizione latina. L'epigrafe che venne dapprima collocata in uno degli altari laterali e trasferita in seguito in casa dei Conti Turrina a Casalbuttano, diceva: "Lucio Sassio, L.F. Ruffo e i figli Valeriano e Ruffino, di proposito e col loro denaro dedicarono a Mercurio". Durante i recenti lavori di restauro apportati nell'estate del 1980, sono venuti alla luce all'interno della chiesetta altri tre importanti reperti: 1) un affresco del XV secolo, situato alla sommità dell'arco d'ingresso al presbiterio, che raffigura S. Fiorino vestito da legionario romano, circondato da una schiera di angeli; 2) un'antica sepoltura ad inumazione, stimata di epoca romana, recante l'iscrizione mutila "LLAESEC" (probabile marchio di fabbrica);3) un frammento di pietra bianca, squadrata e con scanalatura, riconducibile a funzione di soglia, simile a un altro blocco marmoreo (anch'esso con scanalatura) inserito nella spalletta sinistra del portale d'ingresso. Questi ultimi ritrovati rafforzano dunque la tesi che vorrebbe edificato in questo sito un tempio di modeste dimensioni dedicato al dio romano Mercurio. L'attuale edificio, così come si presenta, evidenzia delle linee architettoniche di chiara ispirazione settecentesca. All'interno si notano, in particolar modo sulla parete meridionale della navata e nella parte più antica della chiesa, numerosi affreschi cinquecenteschi, quasi tutti mutilati ed in cattivo stato di conservazione. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga) - vedi articolo

CHIESETTA DI S. FIORINO - Sorge a nord dell'abitato sulla direttrice di Lova, a sinistra della valletta omonima. Si hanno notizie storiche già a partire dal 1400: è ricordata come chiesa campestre in una bolla pontificia di Callisto III del 26 ottobre 1456, come cappella "Sancti Florinj" nell'elenco delle chiese camune che versano contributi al vescovo di Brescia (1410) e compare nel Catalogo Queriniano del 1532.
Il culto per S. Fiorino in Borno viene citato anche nelle deliberazioni poste in appendice agli statuti medioevali del Comune, datati 1446/47. I lavori di restauro hanno permesso di chiarire come l'antica cappella sia stata ingrandita a più riprese. L'ultimo intervento di restauro, apportato intorno all'anno 1650, ha evidenziato l'attuale costruzione.
Un ipotesi abbastanza attendibile sostiene che la primitiva cappella venne edificata sui resti di un antico tempio pagano. Ciò sulla base di scoperte archeologiche che risalgono alla metà del secolo scorso, quando fu ritrovata, probabilmente nel sotto suolo della pieve, un frammento di ara romana recante un'iscrizione latina. L'epigrafe che venne dapprima collocata in uno degli altari laterali e trasferita in seguito in casa dei Conti Turrina a Casalbuttano, diceva: "Lucio Sassio, L.F. Ruffo e i figli Valeriano e Ruffino, di proposito e col loro denaro dedicarono a Mercurio". Durante i recenti lavori di restauro apportati nell'estate del 1980, sono venuti alla luce all'interno della chiesetta altri tre importanti reperti:
1) un affresco del XV secolo, situato alla sommità dell'arco d'ingresso al presbiterio, che raffigura S. Fiorino vestito da legionario romano, circondato da una schiera di angeli;
2) un'antica sepoltura ad inumazione, stimata di epoca romana, recante l'iscrizione mutila "LLAESEC" (probabile marchio di fabbrica);
3) un frammento di pietra bianca, squadrata e con scanalatura, riconducibile a funzione di soglia, simile a un altro blocco marmoreo (anch'esso con scanalatura) inserito nella spalletta sinistra del portale d'ingresso.
Questi ultimi ritrovati rafforzano dunque la tesi che vorrebbe edificato in questo sito un tempio di modeste dimensioni dedicato al dio romano Mercurio. L'attuale edificio, così come si presenta, evidenzia delle linee architettoniche di chiara ispirazione settecentesca. All'interno si notano, in particolar modo sulla parete meridionale della navata e nella parte più antica della chiesa, numerosi affreschi cinquecenteschi, quasi tutti mutilati ed in cattivo stato di conservazione. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga) - vedi articolo


CAPPELLA DI SEDULZO - L'edicola, edificata nell'anno 1958 su progetto del geometra Ugo Apollonio (l'allora tecnico comunale), sorge in località Sedulzo, da cui ne trae la denominazione, precisamente sul lato sinistro (per chi sale), a due terzi del percorso Borno-Lago di Lova. Venne eretta 14 anni dopo il grave fatto d'armi avvenuto in questo sito, durante il secondo conflitto mondiale, per voto di un gruppo di deportati bornesi finiti nel campo di concentramento italico di Villafranca. Queste le caratteristiche: tetto a spioventi, muri perimetrali in pietra intonacata, basamento in calcestruzzo, pavimento a mosaico, l'altare in pietra levigata. Le pareti interne sono decorate con due affreschi del pittore bornese Enrico Peci che ritraggono l'episodio bellico. Incorniciata fra gli ex voto (quadretti per grazie ricevute), sopra l'altare, è collocata la statua in miniatura della Madonna di Fatima. Dopo i recenti lavori di restauro l'entrata è stata chiusa con un cancelletto in ferro battuto. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga)

CAPPELLA DI SEDULZO - L'edicola, edificata nell'anno 1958 su progetto del geometra Ugo Apollonio (l'allora tecnico comunale), sorge in località Sedulzo, da cui ne trae la denominazione, precisamente sul lato sinistro (per chi sale), a due terzi del percorso Borno-Lago di Lova. Venne eretta 14 anni dopo il grave fatto d'armi avvenuto in questo sito, durante il secondo conflitto mondiale, per voto di un gruppo di deportati bornesi finiti nel campo di concentramento italico di Villafranca. Queste le caratteristiche: tetto a spioventi, muri perimetrali in pietra intonacata, basamento in calcestruzzo, pavimento a mosaico, l'altare in pietra levigata. Le pareti interne sono decorate con due affreschi del pittore bornese Enrico Peci che ritraggono l'episodio bellico. Incorniciata fra gli ex voto (quadretti per grazie ricevute), sopra l'altare, è collocata la statua in miniatura della Madonna di Fatima. Dopo i recenti lavori di restauro l'entrata è stata chiusa con un cancelletto in ferro battuto. (Da "Borno e la sua storia", di G. Goldaniga)


CAPPELLA DELLA NATIVITÀ DELLA VERGINE MARIA IN LOVA - Costruita a partire dall’autunno 2002 per impulso di un manipolo di amici, frequentatori e innamorati della località di Lova, la nuova cappella votiva si eleva svettante a dominare la bella conca nella quale si adagia pacifico l’omonimo laghetto. È stata benedetta il 28 settembre 2003, con cerimonia presieduta dal vescovo emerito di Brescia monsignor Bruno Foresti. Contiene un bassorilievo in bronzo della Natività di Maria scolpito dal noto maestro bresciano Federico Severino. (Da "La Chiesa Parrocchiale di Borno - Storia e Arte", a cura di O. Franzoni) - vedi articolo

CAPPELLA DELLA NATIVITÀ DELLA VERGINE MARIA IN LOVA - Costruita a partire dall’autunno 2002 per impulso di un manipolo di amici, frequentatori e innamorati della località di Lova, la nuova cappella votiva si eleva svettante a dominare la bella conca nella quale si adagia pacifico l’omonimo laghetto. È stata benedetta il 28 settembre 2003, con cerimonia presieduta dal vescovo emerito di Brescia monsignor Bruno Foresti. Contiene un bassorilievo in bronzo della Natività di Maria scolpito dal noto maestro bresciano Federico Severino. (Da "La Chiesa Parrocchiale di Borno - Storia e Arte", a cura di O. Franzoni) - vedi articolo


CHIESETTA DI SAN FERMO - L’oratorio di San Fermo (a cui e associato nella documentazione San Rustico, entrambi molto conosciuti nella terraferma veneta quali "magnanimi campioni della milizia cristiana") è posto a 1868 metri di altitudine, "sulle cime d’alto monte distante dal comune sette miglia in circa d’erta e scabrosa strada". Nella tradizione orale camuna, la figura di Fermo viene fatta risalire all’epoca di Carlo Magno (VIII secolo) ed è associata ai suoi santi fratelli Glisente e Cristina, vissuti rispettivamente sui monti di Berzo e di Lozio, mantenutisi tra loro in contatto mediante l’accensione di fuochi di segnalazione. Sulle tre montagne vennero edificate altrettante chiesette a loro dedicate, per garantire la possibilita di una sosta spirituale e di un ricovero materiale ai malgari e ai pastori che riempivano i pascoli durante la stagione della monticazione. È probabile che l’insediamento di San Fermo sia germinato durante la vigorosa fioritura eremitica registrata tra la ñne del secolo XI e gli inizi del XIII. All’oratorio, "fabricato ab immemorabili", la popolazione si recava "il giorno di San Lorenzo processionalmente" per cantarvi "la messa e vespri". Mantenuto in passato dalle collette offerte "spontaneamente d’anno in anno", venne completamente rifatto nel 1663 a spese del benefattore Giovan Martino Dabeni (Borno 1606 - 1693). La festa del Santo (che cade il 9 agosto) e particolarmente sentita, anche dalla comunità civica e dai villeggianti; la messa celebrata in loco nel corso della mattinata è preceduta, la sera antecedente, da una suggestiva fiaccolata che si snoda lungo i sentieri dell’alpe fino al paese, colorando di fuochi notturni l’intera montagna. (Da "La Chiesa Parrocchiale di Borno - Storia e Arte", a cura di O. Franzoni) - vedi articolo

CHIESETTA DI SAN FERMO - L’oratorio di San Fermo (a cui e associato nella documentazione San Rustico, entrambi molto conosciuti nella terraferma veneta quali "magnanimi campioni della milizia cristiana") è posto a 1868 metri di altitudine, "sulle cime d’alto monte distante dal comune sette miglia in circa d’erta e scabrosa strada". Nella tradizione orale camuna, la figura di Fermo viene fatta risalire all’epoca di Carlo Magno (VIII secolo) ed è associata ai suoi santi fratelli Glisente e Cristina, vissuti rispettivamente sui monti di Berzo e di Lozio, mantenutisi tra loro in contatto mediante l’accensione di fuochi di segnalazione.
Sulle tre montagne vennero edificate altrettante chiesette a loro dedicate, per garantire la possibilita di una sosta spirituale e di un ricovero materiale ai malgari e ai pastori che riempivano i pascoli durante la stagione della monticazione. È probabile che l’insediamento di San Fermo sia germinato durante la vigorosa fioritura eremitica registrata tra la ñne del secolo XI e gli inizi del XIII. All’oratorio, "fabricato ab immemorabili", la popolazione si recava "il giorno di San Lorenzo processionalmente" per cantarvi "la messa e vespri". Mantenuto in passato dalle collette offerte "spontaneamente d’anno in anno", venne completamente rifatto nel 1663 a spese del benefattore Giovan Martino Dabeni (Borno 1606 - 1693).
La festa del Santo (che cade il 9 agosto) e particolarmente sentita, anche dalla comunità civica e dai villeggianti; la messa celebrata in loco nel corso della mattinata è preceduta, la sera antecedente, da una suggestiva fiaccolata che si snoda lungo i sentieri dell’alpe fino al paese, colorando di fuochi notturni l’intera montagna. (Da "La Chiesa Parrocchiale di Borno - Storia e Arte", a cura di O. Franzoni) - vedi articolo


SANTUARIO SS. ANNUNCIATA - Pur trovandosi nel Comune di Pianborno, anche questo antico Convento Francescano (XV secolo) fa parte della nostra Parrocchia. maggiori questa pagina.

SANTUARIO SS. ANNUNCIATA - Pur trovandosi nel Comune di Pianborno, anche questo antico Convento Francescano (XV secolo) fa parte della nostra Parrocchia. maggiori questa pagina.



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